Benvenuti nell’Antropocene

Benvenuti nell’Antropocene

di John Green

“I pulcini di pinguino sono impietriti dalla paura, sanno che se cadessero da questa scogliera morirebbero di certo. Günter, spingili giù.” Così inizia il film I pinguini di Madagascar, con un finto documentario dove il regista Werner Herzog esorta il tecnico del suono a spingere giù per una scogliera i pinguini protagonisti del film.

Vi chiederete che cosa c’entri I pinguini di Madagascar con Fakenstein. Il fatto è che John Green, in Benvenuti nell’Antropocene, offre personali recensioni di svariati aspetti e altrettante curiosità che riguardano noi e ciò che ci circonda. Green ci spiega come questo ed altri aspetti abbiano fortemente influenzato la nostra era geologica, a tal punto da dare forma al nostro pensiero e ai nostri ragionamenti. Quindi capite anche voi che qualche robusta connessione con quanto facciamo dalle parti di Fakenstein ci sia.

Noi e i lemmings

Dicevamo, perché I pinguini di Madagascar?
La scena iniziale del film d’animazione ha una somiglianza con Artico Selvaggio, un vero documentario girato nel 1958 e famoso per una sconvolgente sequenza che mostra dei lemming che si lanciano in massa nel vuoto con l’obiettivo di suicidarsi. Il gesto sarebbe dettato dall’istinto di controllare la crescita della popolazione.

Il fatto è che la scena del documentario non è assolutamente una rappresentazione realistica del comportamento naturale dei lemming. Durante la ripresa del documentario, essi non si gettarono in massa nel vuoto. Vennero scaricati nel dirupo da un camion, e furono ripresi mentre cadevano e infine annegavano. Pur di tenere in piedi una menzogna, l’essere umano è disposto a fare cose che vanno ben oltre ogni confine etico.

Noi e gli orsacchiotti di peluche

Era il novembre del 1902, il presidente degli Stati Uniti Teddy Roosevelt stava partecipando a una battuta di caccia all’orso. Dopo alcune ore di inseguimento con i segugi, il presidente si diede per vinto e tornò all’accampamento. Holt Collier, il guardacaccia di Roosevelt, non si diede per vinto e decise di continuare l’inseguimento. Presto i cani riuscirono ad accerchiare l’orso e il guardacaccia suonò il corno per avvisare Roosevelt. Mentre attendeva l’arrivo del presidente, l’orso iniziò a sbranare uno dei cani e Collier fu costretto a colpirlo con il calcio del fucile. All’arrivo, Roosevelt vide l’orso tramortito e legato a un albero e sì rifiutò di sparargli, ritenendolo un gesto antisportivo.

La notizia fece scalpore e il Washington Post produsse una vignetta dove un orso con gli occhi dolci veniva risparmiato dal presidente. Alla vista del disegno Morris e Rose Michtom, due negozianti di dolciumi, ebbero l’idea di creare un orsetto di stoffa che chiamarono “Teddy’s Bear” (l’orso di Teddy). Il resto è storia.

È un po’ strano che oggi ci spupazziamo un animale che fino a qualche decennio fa avevamo letteralmente paura di chiamare per nome. Oggi, i bambini non hanno più paura degli orsi – hanno paura della loro estinzione.

Il potente e spaventoso orso è diventato, come tante creature sulla Terra, dipendente da noi. La loro sopravvivenza dipende dalla nostra saggezza, dalla nostra compassione, proprio come quell’orso nel Mississippi ha avuto bisogno della compassione di Roosevelt.

Comunque, una parte del racconto è stata omessa: nessun orso è stato salvato quel giorno. Dopo essersi rifiutato di uccidere l’orso, il presidente Teddy Roosevelt ordinò a un altro cacciatore di tagliargli la gola. Per evitargli altre sofferenze.

Occhio alle oche

Spero che questi due piccoli racconti estratti dal libro abbiano acceso in voi un piccolo lume di curiosità, la stessa curiosità che potrebbe farvi desiderare di scoprire perché Jurassic Park non si dovrebbe chiamare così e perché le oche del Canada sarebbero da considerarsi pericolose per l’essere umano?

Trovate Benvenuti nell’Antropocene in libreria e online, per esempio su IBS e Amazon.

Ah, John Green è il curatore di un podcast intitolato The Anthropocene Reviewed. Ci trovate anche gli episodi che abbiamo preso ad esempio, quello sui lemmings e quello sul Teddy Bear.

Federico Maracaglia, Team Fakenstein

Altre curiosità antropoceniche

1. Edmond Halley, che forse avete sentito nominare perché c’è una cometa che porta il suo nome, finanziò personalmente i tre volumi dei Principia di Newton, in quanto la Royal Society aveva speso tutti i fondi a disposizione per la pubblicazione di un libro sulla pesca (De Historia Piscium).

2. Tutte le scorte di penicillina del mondo derivano da un unico melone ammuffito, acquistato in un supermercato da Mary Hunt nel 1942 a Peoria, Illinois.

3. Nella vigilia di Natale del 1914, durante la prima guerra mondiale, sul fronte occidentale in Belgio un centinaio di militari inglesi e tedeschi uscirono dalle trincee per scambiarsi doni, stringersi la mano, e improvvisare partite di calcio. Questo surreale episodio passerà alla storia come Tregua di Natale.

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